La psicologia giuridica è quella disciplina che connette la psicologia al diritto, garantendo efficacia e scientificità.
Si avvale di elementi di psicologia clinica, dell’età evolutiva, della famiglia, dei gruppi, delle organizzazioni e di psicologia cognitiva e comportamentale. La psicologia giuridica rappresenta quindi un’interfaccia tra le scienze sociali e la giustizia e questa sua natura polidimensionale fa si che non possa prescindere da un aggiornamento costante, dall’essere in continua evoluzione.
La psicologia giuridica si suddivide in:
- Psicologia criminale: studia l’uomo in quanto autore di reati
- Psicologia giudiziaria: approfondisce lo studio dell’imputato all’interno del processo penale e si spinge fino all’analisi di tutte le altre figure presenti nello stesso.
- Psicologia forense: studia le diverse possibilità di collaborazione tra lo psicologo e il giudice, il P.M. e l’avvocato della difesa o della parte civile.
- Psicologia rieducativa o penitenziaria: si occupa del condannato adulto o minore che sia prima e durante la fase di esecuzione della pena.
- Psicologia legale: racchiude e coordina le nozioni psicologiche che occorrono all’applicazione delle vigenti norme civili e penali.
- Psicologia legislativa: offre un contributo alla legislazione e all’approfondimento normativo.
La criminologia invece è una delle scienze definite sociali e si occupa di studiare: il criminale, il crimine e la vittima del reato. La criminologia studia anche le norme giuridiche e il sistema penale corrente. La criminologia studia sia gli aspetti qualitativi, quando il fatto criminale è considerato un unicum, che gli aspetti quantitativi ossia l’analisi statistica del fenomeno quale aspetto sociale su larga scala. L’obiettivo della criminologia è: il controllo, la prevenzione le politiche di recupero e la riabilitazione.