La Psicodiagnosi o Assessment Psicodiagnostico si occupa della valutazione e diagnosi psicologica, personologica e psicopatologica.
Si effettua attraverso l’uso di un repertorio integrato di questionari, inventari di personalità, batterie e tecniche testistiche (psicometriche e proiettive), colloqui clinici, esami neuropsicologici e valutazioni osservative.
L’esame psicodiagnostico può essere descritto come un complesso processo di raccolta, analisi ed elaborazione di informazioni volto a rispondere ad uno dei quesiti di pertinenza della Psicologia Clinica come trarre indicazioni relative all’opportunità di un trattamento psicoterapeutico, l’integrazione di accertamenti di carattere medico-diagnostico oppure l’indicazione di programmi di riabilitazione e/o di interventi integrati.
La Psicodiagnosi non è una passiva raccolta di informazioni, ma un processo attivo, sostanzialmente simile ad un processo di problem-solving e decision-making: un complesso processo di raccolta e di elaborazione di informazioni relative al soggetto in questione.
“Riteniamo che lo psicologo, per tutta la durata dell’assessment iniziale, sia un formidabile elaboratore di informazioni. Riteniamo pure che nessuna delle domande che egli pone sia avulsa da una logica di tipo ipotetico-deduttivo.
Riteniamo inoltre che lo psicologo operi intelligentemente, per tutto il corso dell’assessment iniziale, generando ipotesi e prendendo decisioni, controllando quindi tali ipotesi ed eventualmente rigettandole.
Tali ipotesi concernono i diversi aspetti prospettati – esplicitamente o implicitamente – dal caso in esame; esse sono subordinate unicamente al vincolo di essere logicamente compatibili con le informazioni sul caso di cui si è già in possesso e con le conoscenze relative ai principi e alle leggi delle scienze psicologiche, di cui lo psicologo dispone per un suo background scientifico professionale”. (Sanavio et al. 1997).