Il ruolo del padre nel processo di accudimento
Siamo tutti consapevoli ed inermi davanti alla gravissima crisi della natalità che affligge tutta l’Europa ed in particolare l’Italia. Altrettanto evidente è il fatto che la famiglia, come istituzione ha subìto dei profondi cambiamenti negli ultimi anni e il ruolo degli stessi genitori è notevolmente mutato rispetto al passato.
Le nuove forme di famiglia
Le nuove forme di famiglia oggi sono così suddivise: nucleare, ricostituita, omoparentale, omosessuale, di fatto. La famiglia contemporanea è composta perlopiù da coppie senza figli o con un solo figlio (avuto in età avanzata). Sono poche le famiglie con due o più figli. Ma nella media, considerati i dati ISTAT, si viaggia con un figlio unico per nucleo familiare.
Per famiglia nucleare si intende oggi la “famiglia moderna” composta solo da padre, madre e figli. Per molti secoli la famiglia era stata invece un gruppo esteso, composto da numerosi parenti e affini che vivevano nella medesima casa e che svolgevano un ruolo di supporto e di confronto creando la prima rete sociale per i nuovi nati. Ciascuno aveva un ruolo ben preciso (i nonni, gli zii, i cugini, la parentela più allargata). La rete sociale era decisamente garantita all’interno delle famiglie numerose e il contatto del bambino con le diverse figure di attaccamento garantiva uno sviluppo psicologico più complesso e completo anche attraverso il confronto o l’imitazione di modelli.
La famiglia nucleare
Oggi invece il bambino che nasce nella famiglia nucleare è allevato da entrambi i genitori, qualche volta con l’aiuto dei nonni, se disponibili o non troppo distanti, oppure delle baby sitter. Inoltre, rispetto a prima, i bambini passano molto tempo in casa e sporadicamente possono giocare con altri bambini perché vivono per lo più isolati e imparano già a pochi mesi di vita a distrarsi con la tecnologia (smartphone e tablet) utilizzati anche fuori casa con l’ampio consenso dei genitori (ad esempio al ristorante). Un’altra differenza importante nel processo di crescita psicologica del bambino da sottolineare è che in un tempo relativamente passato erano le sole madri ad avere una funzione esclusiva di accudimento mentre in questo compito specifico i padri restavano periferici. Soprattutto in epoche in cui la famiglia patriarcale imponeva le sue regole, ove il padre rappresentava l’autorità.
Il padre moderno e l’autorità
Secondo Massimo Recalcati “i figli ora capiscono di aver bisogno di un padre-testimone, non autoritario. Cioè una figura-modello, credibile, da seguire come esempio di vita spontaneamente. Inizia dunque ad ammorbidirsi questa figura di padre che un tempo restava distante e inarrivabile con la quale i figli non riuscivano ad avvicinarsi emotivamente. L’autorità veniva scambiata per forza, la sensibilità come debolezza e il modello non poteva permetterselo.
“Ciò che irrompe nelle nuove narrazioni non è il padre, ma la mancanza del padre”.
L’evaporazione del concetto di padre
Oggi la nuova figura di padre non è né autoritario e spesso neanche autorevole in quanto ha perso il potere e il controllo del vecchio modello. Lo psicoanalista infatti si interroga sulle conseguenze di quello che Jaques Lacan chiamava l’evaporazione del padre: la scomparsa della Legge, il tramonto dell’autorità. E ciò, è un dato di fatto: è ormai avvenuto. Nella famiglia moderna a volte il padre non è un padre biologico ma un partner che svolge il ruolo di padre (si fa riferimento ai partner delle mamme e anche alle coppie omosessuali). Studi recenti hanno iniziato ad occuparsi del “nuovo padre” e della sua funzione di caregiver. Il nuovo padre è molto più coinvolto nell’accudimento ed è più a contatto con il corpo dei figli (c’è un maggiore coinvolgimento nel cambiare i pannolini, nell’addormentamento, nell’alimentazione).
I nuovi padri
I padri oggi sono molto più coinvolti nella crescita emotiva della prole e nella funzione di genitore e di partner, un cambiamento recente nella storia evolutiva testimoniato anche da modificazioni ormonali e neurobiologiche che influenzano inevitabilmente anche la salute psicologica del padre.
Il nuovo padre, a differenza del precedente modello di padre, è più coinvolto nelle funzioni di accudimento ed assume una fondamentale funzione educativa/affettiva e dunque “mentalizzante” nei confronti dei figli.
La funzione mentalizzante del padre
Con il termine mentalizzazione si fa riferimento ad una competenza metacognitiva dalla quale dipendono la capacità di comprendere le manifestazioni affettive altrui, la capacità di regolazione affettiva, di controllo degli impulsi e di automonitoraggio. Entrambe le figure genitoriali svolgono questo compito cruciale da subito nei confronti del neonato. Da subito la madre, che per motivi strettamente biologici e di sopravvivenza, vive in simbiosi con il figlio, attiva il modello di attaccamento. La madre nei confronti del figlio svolge tre funzioni: protezione-base sicura (Bowlby, Ainsworth), favorisce l’esplorazione dell’ambiente esterno e interno (Grossmann), e determina lo sviluppo psicofisico-regolazione emotiva (Miron Hofer).
Il padre e il senso di protezione
Secondo Peter Fonagy l’armonia nella relazione di attaccamento madre-bambino favorisce lo sviluppo del pensiero simbolico e la presenza di una base sicura contribuisce al processo di mentalizzazione precoce. Le funzioni dell’attaccamento paterno sono rivolte sia al figlio che alla madre. Il padre oltre a costituire un rapporto fondato sulla protezione (base sicura) con il bambino e con la madre, nel periodo perinatale, favorisce anche l’esplorazione del mondo attraverso la sua esperienza ed il suo modo di esplorare il mondo stesso. Per quanto riguarda il periodo perinatale (tutto il periodo della gravidanza fino alla quarta settimana dopo la nascita del figlio), il partner maschile svolge questo doppio compito di protezione soprattutto nei confronti della madre. Una relazione romantica di coppia è un buon predittore di un sano sviluppo affettivo del bambino perché entrambi i genitori possano favorire una relazione sana di attaccamento e adattamento al nuovo nucleo familiare in formazione.
I padri e la gestione della paura e della rabbia
L’importanza che assume il padre nel processo di mentalizzazione del figlio inizia dopo il primo anno di vita attraverso il gioco avventuroso, competitivo, attraverso il suscitare curiosità, eccitazione, paura e rabbia. Funge da regolatore degli impulsi, soprattutto aggressivi, e favorisce lo stimolo per il dialogo verbale. Fa da regolatore emotivo soprattutto quando si tratta di emozioni quali la rabbia e la paura. La capacità di autocontrollo del padre è fondamentale soprattutto nella fase adolescenziale dei figli. Da qui essi impareranno a gestire le proprie emozioni senza diventare violenti con i propri pari. importantissimo che i padri parlino di se stessi ai figli (appunto il padre-testimone), che li ascoltino e che raccontino loro storie dando un significato alla vita.
Bibliografia
Massimo Recalcati: “I figli ora capiscono di aver bisogno di un padre-testimone, Stefania Parmeggiani, La Repubblica 30 ott 2016
Franco Baldoni, Le relazioni di attaccamento, Attachment Assessment Lab-
Department of Psychology University of Bologna
Franco Baldoni, Padri & paternità, Edizioni Junior, Bergamo, 2005