Preadolescenza: interrogativi e risorse

Con il termine “preadolescenza” ci si riferisce al periodo della vita di un individuo compreso tra i 10 ed i 14 anni, una fase intermedia tra l’infanzia e l’adolescenza a volte sottovalutata quasi fosse sprovvista di una propria specificità . Definita età delle “crescite nascoste” (De Pieri, Tonolo, 1990) oppure “l’età sconosciuta” (Moro, 1992). Eppure, in questa fase della vita piuttosto fugace, dai confini incerti, si avviano processi che sosterranno o pregiudicheranno l’ingresso nell’adolescenza e nella vita adulta (Castelli, Quadrio, Venini, 1996). Dalla definizione di “età negata” (“Non più bambini e non ancora adolescenti”) oggi si utilizza la seguente definizione: “età delle grandi migrazioni”: l’individuo si stacca dal proprio corpo infantile, dalla propria famiglia come uniche figure di riferimento e si rivolge altrove. Il preadolescente si trova a dover affrontare nuovi compiti: la repentina accelerazione della crescita fisica e la maturazione puberale con il riacutizzarsi delle pulsioni sessuali,  l’avvio di una nuova identità, l’impatto con il gruppo dei pari e con un gruppo più allargato di nuovi modelli con cui “identificarsi”. La cosiddetta “migrazione” si riferisce anche allo sviluppo cognitivo poiché in questa fase di vita si passa gradualmente dalla logica delle operazioni concrete a quella formale con l’acquisizione di nuove capacità come quella di fare progetti e di proiettarsi verso il futuro,  mettendo in discussione gli insegnamenti degli adulti e interpretando in maniera più critica la realtà. Il preadolescente ridefinisce in termini critici anche la propria appartenenza scolastica, mette in questione la propria religiosità, attua una progressiva autonomizzazione dalla famiglia avviando il processo di rielaborazione della propria identità personale e sociale. Questi compiti evolutivi considerati “eventi-problema” possono essere vissuti dal ragazzo con ansia, tensione, disorientamento. Un malessere a volte inespresso che dovrebbe essere contenuto da un ambiente familiare accogliente e comprensivo, da insegnanti ed educatori capaci di ascoltare e capire le varie e impercettibili sfumature di un disagio diffuso.