Covid-19: il trauma psicologico, la crisi e la crescita
È risaputo che la linea del tempo non segue coordinate lineari nè un corso uniforme e coerente con gli eventi passati. In diverse epoche storiche l’umanità ha dovuto affrontare grandi prove di sopravvivenza: gli esseri umani si sono evoluti anche perché sono sopravvissuti alle calamità della vita e ai diversi traumi psicologici che queste hanno comportato.
Il Covid-19 rappresenta: una prova di sopravvivenza per l’umanità, una crisi, un trauma psicologico, ma anche la possibilità di un nuovo modo di crescere.
Il trauma come ferita dell’anima
Il trauma psicologico, dunque, può essere definito come una “ferita dell’anima”, come qualcosa che rompe il consueto modo di vivere e fa vedere il mondo secondo una diversa prospettiva avendo improvvisamente un impatto negativo sulla persona che lo vive. Esistono diverse forme di esperienze potenzialmente traumatiche a cui può andare incontro una persona nel corso della vita.
I piccoli traumi
I “piccoli traumi” sono quelle esperienze soggettivamente disturbanti caratterizzate da una percezione di pericolo non particolarmente oggettiva o evidente, come ad esempio un’umiliazione subita o delle dinamiche di rapporto patologiche vissute con persone significative.
Accanto a questi traumi di piccola entità, meglio percepiti soggettivamente, si collocano i traumi T, ovvero tutti quegli eventi che portano alla morte o che minacciano l’integrità fisica propria o delle persone care
I grandi traumi
A questa categoria appartengono eventi di grande portata, come ad esempio i disastri naturali, gli abusi fisici, gli incidenti e tutto ciò che compromette la sopravvivenza. Darwin infatti attribuiva l’evoluzione come una sorta di vittoria della vita e sulla vita che permetterebbe ‘la sopravvivenza dei più forti’.
Il Covid-19 un trauma psicologico sociale
In questo momento storico ridisegnare la vita in seguito al superamento dell’evento Covid-19 e del relativo trauma psicologico che ne deriva. Il trauma sembra un passaggio obbligato per tutti, oltre che utile alla sopravvivenza. Superare la prova ci richiede sforzi che vanno al di là delle nostre possibilità o aspettative.
Non si sa quanto durerà la pandemia ma di certo, dopo la prima fase di “difesa” dal virus (con condotte restrittive ovvero di evitamento) passeremo ad una fase di “attacco”, definita “di convivenza” con il virus.
E questa seconda fase richiederà coraggio accanto all’acquisizione di una nuova modalità di adattamento alla realtà circostante e ai rapporti tra le persone (il cosiddetto distanziamento sociale.
Impareremo a convivere con la paura e ad apprezzare tutto ciò che ci è stato tolto. Colui che avrà sviluppato le difese (fisiche-immunologiche e psicologiche) lo avrà sconfitto.
Purtroppo associamo a questa dura legge darwiniana la effettiva e dolorosa perdita di persone che soccombono con la morte al potere virulento di questo male del secolo. E questa è cronaca quotidiana. Quindi i traumi si intrecciano: i traumi “t” con i traumi “T”.
Condividere la paura e l’ansia di ammalarsi
Questa crisi ci cambierà inevitabilmente perché attiverà in ciascuno di noi una doppia valenza dell’evento: da una parte l’attivazione del senso di pericolo come conseguenza della paura e dell’ansia di ammalarsi e contemporaneamente la richiesta di messa in campo di risorse utili per creare delle nuove opportunità di adattamento alla nuova situazione di vita.
E qui ci giochiamo l’esito di questa dura lotta una volta fuori dal tunnel: la paura ci avrà immobilizzati e bloccati o ci avrà fatto regredire oppure ci avrà trasformati e resi più forti?
Covid-19: il trauma psicologico e la crisi come punto decisivo del cambiamento
Crisi è un termine di origine greca presente nella medicina di Ippocrate e sta ad indicare un punto decisivo di cambiamento che si presenta durante una malattia di cui solitamente si rischia il decorso in senso favorevole o sfavorevole.
In ambito psicologico si riferisce ad un momento della vita caratterizzato dalla rottura dell’equilibrio precedentemente acquisito e dalla necessità di trasformare gli schemi di comportamento che si rivelano non più adeguati a far fronte alla situazione presente.
Dunque dalla crisi del Covid-19 e dal trauma psicologico che ne deriva possiamo uscirne sconfitti o trasformati. Non tutti sono in grado di affrontare la crisi in modo adeguato servendosi dei propri consueti meccanismi. Lo sforzo richiesto è modificare i propri schemi adattandoli al nuovo. È di notevole importanza in questo momento di crisi riconoscere le proprie debolezze e superando il senso di vergogna chiedendo aiuto ad esperti del settore. Sono previsti interventi di sostegno psicologico e/o di psicoterapia anche attraverso tecnologie di comunicazione digitale.
Attualmente nè i mass media nè le istituzioni sembrano tener nella giusta considerazione la salute mentale in riferimento al modo di affrontare questa pandemia e le sue conseguenze. Vorrei che tra tutte le informazioni precauzionali aggiungessero la seguente: “Anche la mente si ammala ed il dottore che la cura si chiama psicoterapeuta; soprattutto in questo periodo vi consigliamo vivamente di frequentare sedute di psicoterapia in videoconferenza”. Magari lo Stato sovvenzionando gli psicoterapeuti (perchè anche loro devono campare) potrebbe fare in modo che le fasce sociali più disagiate accedano gratuitamente al servizio di psicoterapia online. Ringrazio per questo articolo
La ringraziamo per il suggerimento sicuramente pertinente: siamo perfettamente d’accordo, tutti abbiamo bisogno di sostegno psicologico soprattutto in questo momento